Principi attivi farmaceutici vegetali

Trattamenti efficaci e innovativi utilizzati in fase di sviluppo.

Il termine principio attivo, introdotto da Paracelso, il padre della chimica farmaceutica, indica un qualsiasi composto dimostrato essere capace di determinare un effetto terapeutico. Sin dall’antichità, i principi attivi più utilizzati e noti sono stati quelli di origine naturale e, in particolar modo, quelli derivanti dalle piante.

Oggi, esiste una scienza che studia proprio i farmaci che derivano dalla natura, la farmacognosia. Le sue origini sono molto antiche e si basano sulle conoscenze etnobotaniche e le pratiche fitoterapiche risalenti alle civiltà umane del passato.

L’identificazione della specie vegetali d’interesse, la selezione del distretto tissutale da cui purificare il fitocomplesso e la scelta della metodica e del solvente di estrazione rappresentano, sicuramente, le fasi più critiche nello sviluppo di protocolli di isolamento dei principi attivi vegetali.

I fitocomplessi che includono principi attivi scientificamente documentati sono quelli che si ottengono da piante definite medicinali. Le molecole presenti in piante alimentari e con proprietà terapeutiche e, soprattutto, preventive nell’insorgenza e lo sviluppo di alcune patologie prendono, invece, il nome di nutraceutici.

I nutraceutici sono tra i più conosciuti composti naturali a elevata bioattività. Tra essi, ricordiamo i flavonoidi, rinomati per le loro eccezionali proprietà antiossidanti. A tal proposito, è affascinante pensare come le molecole vegetali possano avere un effetto regolatorio anche sugli animali, cioè sistemi viventi molto differenti da quelli che le hanno originate.

Per fare un altro esempio, la gran parte dei composti farmaceutici vegetali ricade nella classe degli alcaloidi. Questi composti, caratterizzati dalla presenza di almeno un atomo di azoto, presentano una struttura chimica molto simile ai neurotrasmettitori animali, e quindi umani, rendendoli capaci di modulare il loro sistema nervoso.

La capacità di sintetizzare questi metaboliti secondari è stata evoluta dalle piante proprio per difendere sé stesse dall’erbivoria; il predatore, una volta ingerito l’alcaloide attraverso la masticazione del tessuto vegetale, inizia a subire l’alterazione dei propri sensi e evita, quindi, di continuare a nutrirsi del suo pasto. Tra i più famosi alcaloidi utilizzati dall’uomo troviamo la caffeina, la cocaina, la stricnina, la morfina, etc.

Come gli alcaloidi, esistono tante altre classi di composti vegetali con peculiari proprietà biologiche, come le saponine, i fitosteroli, i terpeni e i carotenoidi. Ad oggi, infatti, circa il quaranta per cento dei farmaci esistenti sono rappresentati da molecole vegetali o da composti di sintesi chimica la cui struttura rispecchia quella di metaboliti presenti in specie vegetali, evidenziando il grande ruolo di questo regno vivente nell’approvvigionamento di composti medicinali.

Ogni giorno, lavori di letteratura documentano la rilevazione e l’identificazione di nuove molecole vegetali, ad indicare la grandezza della varietà di metaboliti rintracciabili nei fitocomplessi. Ad oggi, i principali meccanismi cellulari e molecolari attivati e/o regolati dai fitochimici nell’organismo umano sono stati elucidati, sebbene alcune sostanze vegetali possano esercitare più di un effetto contemporaneamente e, in alcuni casi, non sia possibile chiarire tutta la network di segnalazione attivata da esse in una sola indagine.

Non è da sottovalutare, infine, la posologia del principio attivo vegetale; un composto benefico ad una certa dose può, allo stesso tempo, risultare tossico e mortale a concentrazioni più alte. In base a quanto detto, possiamo concludere sottolineando il fondamentale ruolo che le piante hanno avuto ed hanno nella vita dell’uomo, rappresentando non solo cibi funzionali ricchi di nutraceutici ma anche fonti di composti naturali di interesse biotecnologico.

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